A Laura La parola attrice le va un po’ stretta. Ma poi riflette sul fatto che essere attrice significa avere “un mondo dentro” (come le ha detto una volta qualcuno) e a quel punto si accorge che è tutto un falso problema.
Quello che le importa è quella specie di “Estasi” che caratterizza l’atto del recitare, il “Corpo Elettrico” di Whitman e quel poter vivere e dare voce ai tanti possibili Sé in tanti altri “se”, altre vite, altre storie, altri sguardi.
Alla fin fine è una questione di ardore per il mondo e per l’umano in tutte le sue luci e le sue ombre, il motore profondo del suo lavoro.
Ci arriva piano piano: prima con la pittura, poi con il costume teatrale, per approdare alla danza, al teatro e alla musica popolare.
Il cinema arriva per caso, come accade con le cose migliori.
Vagheggia da tempo di fare un lungo viaggio a piedi per l’Italia e di essere la bassista in gruppo punk. Ma questa è un’altra storia.